L’usignolo della chiesa cattolica di Pier Paolo Pasolini – Prima edizione
Autore/i:  Pier Paolo Pasolini
Tipologia:  Raccolta di poesie
Editore:  Longanesi & C. (Collana "Collezione di Poesie", n.1)
Origine:  Milano
Anno:  1958 (maggio)
Edizione:  Prima italiana
Pagine:  158
Dimensioni:  cm. 23,3 x 15
Caratteristiche:  Legatura in tela e cartone decorato a colori
Note: 
Prima edizione di L’usignolo della chiesa cattolica, raccolta di poesie scritte da Pier Paolo Pasolini. Il volume uscì nel 1958 nella collana «Collezione di Poesie» diretta da Nico Naldini per Longanesi (insieme a due altre importanti raccolte: Alibi di Elsa Morante e Croce e delizia di Sandro Penna), dopo traversie editoriali che hanno esercitato forti ripercussioni sulla struttura della raccolta. Il libro comprende poesie scritte tra il 1943 e il 1949, e avrebbe avuto una forma diversa se Pasolini lo avesse pubblicato nel ’50, come avrebbe voluto e come Mondadori sembrava intenzionato a fare, dopo il giudizio favorevole espresso da Vittorio Sereni.
Pasolini descrive così in una lettera a Leonardo Sciascia il suo libro di poesie italiane «ristagnante» a Milano da tre anni: «Il mio libro intero, ristagnante da Mondadori da tre anni (dopo favorevole accoglienza, e anzi certezza di pubblicazione), è composto da quattro sezioni: L’usignolo della chiesa cattolica, Diarii (I. ’43 – ’47), Diarii (II. ’48 – ’49 , e adesso ’53), Lingua».
Il libro, che Longanesi pubblica nel maggio del 1958, è molto diverso da quello descritto nel ’53 a Sciascia: delle quattro sezioni citate nella lettera solo due (L’usignolo della chiesa cattolica e Lingua) compaiono in questa raccolta, che esclude del tutto la sezione dei diari e accoglie in compenso, riorganizzandole in un disegno unitario, alcune serie di poesie che Pasolini considerava inizialmente autonome dall’Usignolo.
Altra edizione in archivio
Pier Paolo Pasolini, L’usignolo della chiesa cattolica, Torino, Einaudi, Collana «Supercoralli» (prima edizione), 10 luglio 1976. Pp. 132. Cm. 22 x 13,5.
« Sullo sfondo di un Friuli arcaico, che proprio nel suo collocarsi in una dimensione metaforica riesce a preservare intatto il potenziale della propria incontaminata umanità, si staglia il fondamentale dissidio tra le ipocrisie e i compromessi del mondo degli adulti e la sorgiva innocenza dell’adolescenza. Parallelamente si sviluppa il contrasto tra un Dio crudele e un Cristo eretico che si offre ed espone «scandalosamente» al dibattito degli uomini: «un Dio autoritario» contro «un Cristo “diverso”»: «una Chiesa irreligiosa, spietata e peccatrice (la Chiesa ufficiale come istituzione repressiva) – ha osservato Gian Carlo Ferretti – e una religiosa eresia dell’innocenza, della purezza e della libera “passione”, a quella stessa Chiesa contrapposta…» L’ultima sezione dell’Usignolo porta la data del 1949, ed è intitolata La scoperta di Marx. Tra il vagheggiamento dei miti rurali, nell’amorosa attenzione alla propria infanzia, Pasolini scopre che c’è «nell’esistenza/ qualcos’altro che amore/ per il proprio destino»: è «la nostra storia! morsa/ di puro amore, forza/ razionale e divina». Con una passione rinvigorita il poeta cala la propria individualità in un «ordine manifesto»: si appresta ad impegnarsi «nel mondo ragionato/ spietata istituzione/ degli adulti» »
(dalla nota editoriale dell’edizione Einaudi 1976)
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