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Quasimodo-Ekberg, dialogo tra due mondi

Quasimodo-Ekberg, dialogo tra due mondi

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Tipologia:  Articolo

Testata:  La Repubblica, ed. Palermo

Data/e:  25 gennaio 2015

Autore:  Umberto Cantone

Articolo: 

Quando Salvatore Quasimodo andò a trovarla a Roma per un’intervista, in completo grigio e soprabito blu nonostante fosse quasi estate, Anita Ekberg era già l’Anitona dell’italica “Dolce vita” da esportazione. Era il 1962, e l’allora rampicante trentenne svedese (scomparsa in questi giorni) accolse a casa propria l’attempato poeta di Modica, distendendosi accanto a lui in terrazza per cercare il sole utile a una sua precoce abbronzatura. Quasimodo troncò l’imbarazzo: “Le piace l’estate, non è vero? Ha ragione: la primavera è retorica.” E così iniziò un dialogo destinato a essere pubblicato due anni dopo dalla Lerici Editori: un album patinato, ormai introvabile, infarcito di magnifici scatti della diva in quei giorni sfolgorante. “Retorica? Che cos’è retorica? – chiese Anitona che non conosceva ancora bene l’italiano. “È una figura primaverile.” Lei seppe glissare con elegante nonchalance sull’enigmatica metafora, e per tutto il tempo dell’incontro tentò di ribaltare la propria immagine pubblica di Pentesilea dell’Eros che già le pesava: nonostante le misure da primato, 103-58-93, dichiarò di avere avuto solo tre uomini, descrivendosi come una donna introversa e razionale, a cui piacevano la convivialità frugale, i buoni libri e la vita domestica. Dal canto suo, il galante interlocutore non smetteva d’inanellare i suoi eruditi apprezzamenti. Era convinto di trovarsi di fronte all’incarnazione di “una fusione dei miti efebici, che hanno agitato la nostra terra, con quelli realistici della giovinezza fiorente delle campagne ribollenti del Sud”.

Il sorriso di Anita, “voce mediterranea in una donna del Nord”, lo aveva ammaliato, anche proiettato fuori dal grande schermo, facendogli quasi dimenticare il peccaminoso disegno felliniano di cui era il riflesso. Da quelle forme burrose, Quasimodo vedeva affiorare una magra, solare intelligenza mediterranea: “Anita ha capito – scrisse poi nel libro – che l’azione della figura regale della dolce vita era un abito consumato dall’abitudine e dalla curiosità del pubblico”. In quel memorabile incontro dove ognuno parlava più a se stesso che all’altro, il poeta e la diva si erano dunque riconosciuti, come creature singolari e affini provenienti da emisferi opposti: “Sai che ogni volta che pensare tuo nome non venire in mente Quasimodo, ma Quadrifoglio”. “È giusto: esiste un vero quadrifoglio ogni migliaia di trifogli. Come esiste un poeta vero ogni migliaia di poeti falsi”… E una sola “Anitona”.

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