“Sono più bella di Marlon Brando” – Intervista underground a Maria Schneider – in “ABC – Settimamale politico e di attualità”, anno XIV, n. 10, 16 marzo 1973
Autore:  Sonny Farmer
Tipologia:  Articolo
Film di riferimento:  "Ultimo tango a Parigi" di Bernardo Bertolucci
Editore:  SEA (Società Editoriale Attualità)
Origine:  Milano
Anno:  16 marzo 1973
Caratteristiche:  Settimanale politico e di attualità
Edizione:  Anno XIV, n. 10
Pagine:  pg.80 (complessive). Articolo da pag. 15 a pg. 17
Dimensioni:  Cm. 34,5 x 26
Note: 
Esclusivo. “SONO PIÙ BELLA DI MARLON BRANDO” – Intervista underground a Maria Schneider
La protagonista di Ultimo tango a Parigi si riconosce in parte nel personaggio del film. Si sente una donna «liberata» e vuole «sensazioni diverse da persone differenti»
NEW YORK, marzo
Le interviste concesse, di rado, da Maria Schneider, l’interprete di Ultimo tango a Parigi, sono sempre clamorose. Lo scorso mese, Maria rivelò di avere avuto 70 amanti: 50 uomini e 20 donne. Stavolta, ai giornalisti newyorkesi dell’underground ha dichiarato che Marlon Brando è anche omosessuale. Maria Schneider ha detto «Marlon e io andiamo d’accordo perché siamo ambedue bisessuali e ciò è bello». L’attrice francese, forse per la prima volta, ha commentato la regia di Bernardo Bertolucci nel Tango. Maria ha detto che il film riflette soprattutto la personalità del regista e ha aggiunto: «Noi abbiamo espresso nel film i problemi sessuali di Bernardo. Essi sono di tipo più intellettuale dei miei e di quelli di Brando. Noi siamo più semplici, meno intellettuali di Bernardo e lui si liberava attraverso noi dei suoi problemi. In effetti, noi abbiamo cercato di trasferirli nel film». Maria è una ragazza intelligente, nervosetta, non bellissima. È totalmente priva del senso delle convenzioni. Da New York, ha spedito fasci di cartoline agli amici con la parola «merde» al posto del francobollo. Dopo l’enorme successo di Ultimo tango, ha lavorato a Londra con Enrico Maria Salerno, Florinda Bolkan e Catherine Spaak in Cari genitori. Poi, è partita per il Marocco per una nuova avventura. Gira sempre con un mangianastri stereo portatile Sony, che tiene sempre acceso. La musica è la sua passione più grande. Le piace anche la tv e spesso è indaffarata a fotografare con la sua Pentax. La rivista Playboy (edizione americana) l’ha mostrata nuda a tutta l’America in varie pose, a colori e in bianco e nero, nel mese di febbraio, ma lei non è contenta del risultato. Dice: «Non sono io». Perché è stata scelta come la compagna di Marlon Brando nel controverso film di Bertolucci? Risponde: «Perché io sono speciale, perché volevo quella parte. Fisicamente, sono un tipo strano, molto femminile nei seni e come un ragazzo nei fianchi». Ritiene strano che Marlon Brando sia rimasto vestito nelle scene di passione? Spiega: «No. Cento persone diverse mi hanno posto la stessa domanda. No. Era un film. Io sono più giovane e la mia parte richiedeva che fossi nuda. Lui è più anziano ed è un poco complessato. Sta invecchiando. È pesante. Non è bello come una volta. Per lui, è stato un grosso impegno dopo Il padrino. Non è libero come me. Io sono più bella di lui.» Ma nel film, Maria, non appare sottomessa? Lei si riscalda e risponde: «Non sono un tipo sottomesso. Io sono a favore delle donne, a favore del fronte di liberazione femminile. Ho combattuto tutto il tempo. Era un gioco e io ho giocato. Non mi ha sottomessa, mi ha aiutato». Maria Schneider parla un buon inglese, dice di averlo appreso al cinematografo e a letto con i suoi amanti. Ci tiene, però a fare presente che lei è diversa nella vita, pur non rifiutando di apparire nuda o di fare l’amore nei film. Spiega che all’inizio del film, quando lui le strappa le mutandine e la possiede, non è stato uno stupro, perché anche lei lo voleva. «In realtà — aggiunge —, ciò mi è successo nella vita reale. Non proprio così, ma quasi. Faccio l’amore con molta gente e talvolta in modo violento. Certe volte, non so nulla di loro». Maria ci tiene ad apparire una donna «liberata». Afferma con vigore: «Sono in rivolta contro tutto. Amo l’eguaglianza. Non sono mai stata sottomessa da nessuno e non ho desiderio di sottomettere nessuno. Sono un’attrice. Recitare è il mio destino. Non ho imparato a recitare negli studi cinematografici, ma per le strade. Mi piace dare e mi piace quando lo faccio. Nel film, Brando parla e agisce come nella vita. Per me è stato più difficile. Non posso essere così distaccata. A volte recitavo, a volte ero io, sentivo delle vibrazioni dalle pareti, da Bernardo». Perché alla fine respinge Brando? Spiega: «Lui le dice che tutto non è più un gioco. Non è più una cosa strana. Vuole sposarla. La porta in una sala di stile antico a ballare il tango. Lui è ubriaco, pesante. Lei lo lascia e lui la rincorre. Lei diventa paranoica. Dice: “È finita, è finita!”. È un personaggio molto strano nel film, lui. Non si sa mai se abbia ucciso la moglie. Può spaventare chiunque e lei teme di amarlo. Ma quando lasciamo l’appartamento, sono tornata me stessa. Non lo amo più. Scatta qualcosa. Il film tratta, come prima cosa, il problema della solitudine. È il problema di Bernardo. Ce l’ha in testa. Metà della ragazza del film ero io». Chi è, dunque, Maria Schneider? Risponde: «Ho sempre saputo chi era mio padre. Sono la figlia illegittima di Daniel Gélin. Lo incontrai per la prima volta quando avevo 15 anni. Mia madre (Marie-Christine Schneider) ha 38 anni, è rumena e ha un negozio di libri a Parigi, sulla rue de Berri, vicino all’Herald Tribune. Sono cresciuta nelle strade di Montparnasse e ora ho un bell’appartamento nell’elegante Place des Vosges. Ora sono libera, totalmente libera. Non m’interessa ciò che la gente pensa di me. Dicono che sono molto arrogante, che mi spingo avanti, che m’impongo. Beh, sono più svelta degli altri. Arrivo prima. Non mi sento di sposarmi. È solo un pezzo di carta. Ho bisogno di molte sensazioni diverse da persone differenti. Non da una persona soltanto. Bambini? Sì, avrò bambini quando li vorrò. Politicamente sono piena d’idee. Sono una capitalista. Ho fatto due miliardi e mezzo di franchi (sic!) con Ultimo tango. Sono anche socialista. Sono piena di contraddizioni. Non sono marxista, sono soltanto favorevole a un mondo migliore. Voglio raggiungere la gente con l’arte, non con la politica. Il cinema è il mio destino. Sono libera, sono gaia. Ho scelto di fare le cose che desidero». Tornando all’argomento del cinema e del sesso, dice: «La macchina da presa non deve nascondere nulla, purché sia la verità». Poi diventa filosofa: «Più si invecchia e si ingrassa e più ci si sente intrappolati, allora penso che uno forse dovrebbe morire. Io leggo Hemingway, Poe, Rilke». A New York, Maria Schneider si ripromette di visitare alcuni club di jazz, nel quartiere negro di Harlem, perché le piace la musica negra. Prende droghe? Risponde con candore: «Fumo. Sono soltanto una fumatrice. Non mi voglio distruggere».
- GALLERY -